LE SCUOLE DEL POPOLO (pedagogia)

 LE SCUOLE DEL POPOLO


LE SCUOLE DI DOTTRINA CRISTIANA

L'obbiettivo di combattere l'ignoranza della gioventù povera fu al centro delle iniziative di un prete comasco, Castellino da Castello, che nel 1536 aveva iniziato ad aprire le porte della scuola milanese dei SS. Giacomo e Filippo ai fanciulli che oziavano per strada...

 Castellino fondò nel 1546 la Compagnia delli Servi de' Puttini (cioè bambini) in carità per provvedere all'istruzione dei bambini e delle bambine povere di Milano, mediante l'istruzione della scuola di dottrina cristiana. I docenti erano il priore che dirigeva la scuola e insegnava la dottrina cristiana, insieme a tre sottopriori, due dei quali insegnavano rispettivamente a leggere e a scrivere; il terzo, detto il silenziere, controllava si mantenesse il silenzio. I confessori, invece, si occupavano di confessare i bambini; i pescatori avevano il compito di andare per strada a raccogliere i fanciulli restii e di convincere i genitori a mandare i figli a scuola; i visitatori visitavano le scuole e ne controllavano l'andamento e la disciplina. 

A Milano la scuola si teneva nei giorni festivi, durante il pomeriggio, nei locali delle chiese. Ai ragazzi si insegnavano, inoltre, le preghiere, i comandamenti, i fondamenti della dottrina cristiana e le principali regole di buone maniere. 


Le scuole di dottrina cristiana raggiunsero una vasta diffusione in Lombardia, in generale nel nord Italia; la diocesi ambrosiana vantava 740 scuole con 40.000 scolari. Nel resto della penisola le scuole di dottrina cristiana non restarono tuttavia fedeli al modello milanese, concentrandosi più sull'insegnamento del catechismo che su quello della scrittura e della lettura. Nel XVII secolo prevalse, infatti, il cosiddetto modello romano, privo di questi due insegnamenti. 



GIUSEPPE CALASANZINO E LE SCUOLE PIE

Giuseppe Calasanzio fu ordinato sacerdote nel 1583, nel 1597 aprì una scuola in due piccole stanze dellachiesa di Santa Doratea in Trastevere. Calasanzio, compreso che l'educazione dei poveri era la sua missione, fondò nel 1617 l'ordine dei chierici, regolari poveri della madre di Dio delle scuole pie. Le scuole pie presentarono tratti innovativi e caratteristiche organizzative diverse. Il percorso era scandito in due livelli di quattro anni ciascuno: era la prefigurazione delle attuali scuola primaria e scuola secondaria di primo grado. Nel livello base si insegnava a leggere, scrivere e far di conto; ogni classe aveva un maestro unico e arrivavano ad essere fino a 60/70 alunni. Le classi al loro interno erano suddivise tra: coloro che imparavano a riconoscere le lettere, poi a compitare,   quindi a leggere; coloro che imparavano a scrivere; coloro che apprendevano la matematica. 

Il passaggio da una classe all'altra era possibile previo esame e solo i migliori  potevano accelerarlo. Nelle scuole pie si imparava a leggere e scrivere in lingua volgare; rivolgendosi ai fanciulli poveri gli scolopi giustamente privilegiarono la lingua che essi conoscevano.  Gli studi di secondo livello erano incentrati sul latino. 

Gli scolopi insegnavano anche le buone maniere e attribuivano molta importanza allo studio del catechismo; gli scolopi cercavano di stimolare l'emulazione e lo spirito di carità, suddividendo le classi in due gruppi e premiando il migliore della classe con la carica settimanale di imperatore. 


SILVIO ANTONIANO

Silvio Antoniano pubblicò un'opera nel 1584 con il titolo "Tre libri dell'educatione cristiana dei figliuoli", che costituì per quasi tre secoli il testo di riferimento fondamentale per famiglie ed educatori cattolici. Il testo e elargisce ai genitori moltissimi consigli su come educare i figli ad essere buoni cristiani. Il pessimismo antropologico di Antoniano faceva sì che egli non comprendesse alcune caratteristiche dell'infanzia, giudicando negativamente determinati tratti peculiari dei bambini. Favorevole ad impiantare le buone abitudini in età assai precoce, Antoniano era convinto che occorresse crescere i figli avezzandogli a pratiche di vita da adulti, inoltre lui riteneva necessaria una educazione differenziata secondo il genere. La rigorosa distinzione tra ruoli e la rigida articolazione gerarchica della società si riflettevano nella definizione di una funzione sempre subalterna della donna. Il timore del disordine sessuale e il desiderio di moralizzare i conventi fece sì che la chiesa tridentina imponesse la clausura come unica possibilità per le donne che prendevano i voti, precludendo loro per secoli altre forme di apostolato. 


ANGELA MERCI

Angela Merici, francescana, a Desenzano e Brescia si dedicò all'istruzione ed educazione delle fanciulle, fondando la Compagnia delle dimesse di Sant'Orsola. Merici proponeva un modello pedagogico amorevole e meno rigido di quello di Antoniano, rispettoso delle inclinazioni personali. Le Orsoline svolsero un ruolo importante nell'accrescere le opportunità di istruzione delle giovani. Molto alto era il numero di monache, perchè le famiglie abbienti, soprattutto quelle della aristocrazia terriera, per conservare il patrimonio sceglievano di far sposare una o due figlie, monacando le altre. 


ROSA BENERINI E LUCIA FILIPPINI

Le maestre pie degli istituti di Rosa Benerini e Lucia Filippini fondarono a Roma scuole gratuite femminili, dove venivano insegnate la lettura, il catechismo e i lavori femminili. Cardine dell'educazione femminile negli orfanotrofi, nei monasteri e in casa era l'educazione morale. Le fanciulle erano precocemente abituate a mantenere un contegno modesto, a tenere gli occhi bassi, a osservare il silenzio, a camminare in modo composto, a non lamentarsi. Subordinate al padre, al marito, al fratello, al vescovo, la donna imparava presto l'obbedienza. 


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